Una ragazzina vorrebbe un filo di lampadine per la sua cameretta, la cantilena non sembra smuovere l’animo annoiato della madre. Siamo all’Ikea, nel reparto luci. La mamma con voce assente le chiede a cosa diavolo le servano delle lampadine colorate, ma la ragazzina, confusamente, le ripete che le luci presenti sullo scaffale non sono quelle che desidera. La discussione è semplice ma è come se madre e figlia fossero su due pianeti lontanissimi.
La ragazzina vorrebbe condividere qualcosa con la mamma tramite quel filo di luci colorate che andranno ad adornare la testiera del letto e la mamma, una volta tanto, vorrebbe vedere la figlia sorridente. Vorrei girarmi e dirle che so esattamente dove trovare quello che cerca, ma capisco che si tratta di un’informazione pratica che non ha nulla a che fare con la sensazione di rapporto madre e figlia di condivisione che dovrebbe rappresentare quel filo di lucine. Peccato, l’ennesima occasione sprecata.
Io non sono uno psichiatra ma una semplice madre. Tuttavia, osservo le altre mamme dimenticarsi di quanto fosse bella l’infanzia dei loro bambini prima di essere stravolta dall’adolescenza. Ho una teoria del tutto personale e, che si tratti di fortuna o meno, nel mio caso ha funzionato in tre casi su tre nonostante una situazione molto complessa e dolorosa.
Ripartiamo dall’inizio. Quando un pargolo viene al mondo, quest’ultimo si inginocchia al solo vederlo, annusarlo e ammirarlo. La nuova vita è omaggiata da tutti e il bambino viene ricoperto di meraviglie e complimenti qualsiasi cosa faccia. Un tesorino…. sbava, sputa, rigurgita eppure ai nostri occhi risultano cose meravigliose che suscitano buon umore e dolcezza.
Si passa in seguito alle frasi incitanti quali “quanto sei bello” e “bravo, coraggio ce la puoi fare”, applausi a scena aperta quando cammina, parla o mangia da solo. Poi il tempo passa lento ma inesorabile e, come nelle relazioni amorose
le novità diventano la quotidianità che lentamente non ci sorprende più
Crescono e tutta quella magia finisce: se a sei anni il bambino non sa leggere è più facile che si becchi un rimprovero piuttosto che un incitamento, nonostante ci abbia provato con tutte le sue forze. Non è che non gli si dica più nulla di positivo, ma diventa fin troppo poco. La discussione è scarna e il bambino si chiede cosa possa aver mai fatto per quel calo di affetto da parte di tutto il suo piccolo mondo.
Aggiungiamo il corpo che cambia: alto, basso, magro, grasso, troppo seno, troppo poco seno. Nulla è visto come un bel divenire ma tutto come un difetto (anche se magari temporaneo) e i primi a criticare sono gli adulti, i genitori, i parenti; quel mondo incantato che prima era tutto luce e speranza va in frantumi e i ragazzi ne subiscono le conseguenze.
Quello che mi sento di comunicare alle mamme e ai papà è di non dimenticare la propria infanzia e di non cadere nella routine del lavoro e dello stress, ricordando com’è stato per loro crescere insieme ai propri genitori.
L’infanzia dev’essere vissuta con la magia che la contraddistingue
magia che non dovrebbe andare persa completamente con il passare degli anni perché trascina via una grossa parte di vita speciale.
Ti è piaciuto questo articolo? Faccelo sapere commentando nel “box risposta” che trovi proprio qui sotto