da Marzo a Settembre 2017
Amy Winehouse – A Family Portrait
Jewish Museum
Indirizzo: 129-131 Albert St, London NW1 7NB
Aperti tutti i giorni dalle 10:00 alle 17:00
tranne il venerdì dalle 10:00 alle 14:00
Prezzo d’ingresso £. 8,50
Sono scesa con la metropolitana a Camden Town da lì, in pochi minuti, ho raggiunto a piedi il suggestivo Jewish Museum. Sapevo già che sarebbe stata un’esperienza particolarmente toccante per me e così è stato. Poter osservare da vicino gli oggetti personali, quelli più importanti e significativi della vita di una ragazza come tante, come me, come noi, travolta dal successo, “malata” d’amore e finita troppo, troppo presto, è un’emozione davvero forte.
All’ingresso, come introduzione alla mostra, c’è una grande parete, con ritratti in stile popart e graffiti con le frasi più belle della sua “Love is a Losing Game”
La mostra si svolge al terzo piano del Museo Ebraico di Londra. La famiglia di Amy è ebrea e nessuna location poteva essere più adatta per raccontarla, nel cuore della sua amata Camden Town.
L’ambiente non è molto grande, l’atmosfera è molto familiare. C’erano una decina di ragazzi, più o meno sulla trentina. Regnava un silenzio surreale. Tutti intenti a leggere i racconti di Alex Winehouse, il fratello di Amy. E’ stata sua infatti l’iniziativa di allestire questa mostra, con l’intenzione di raccontare in prima persona la vita di sua sorella come nessuno avrebbe altrimenti potuto fare. Un vero e proprio ritratto di famiglia. Ricordi di infanzia, oggetti personali della vita di Amy, abiti, scarpe per poi arrivare alla memorabilia dei suoi successi. Questa è in effetti una “mostra” per modo di dire. E’ qualcosa di molto più personale rispetto alla classica esposizione di premi, riconoscimenti e foto di un’artista. In questo spazio, Amy, la si conosce e percepisce davvero.
All’ingresso ci accoglie subito un abito. Di Arrogant Cat indossato per il video di “Tears dry on their own“, insieme alle scarpe. Accanto un messaggio di benvenuto di Alex che introduce la mostra.
Sulle pareti sono scritte alcune tra le più importanti citazioni di Amy. Questi sono alcuni estratti della sua audizione per la Sylvia Young Theatre School del 1997
Ascolto un sacco di musica anni ’60, ma la società adesso è diversa. Sono una giovane donna e scriverò di quello che conosco.
Voglio essere ricordata come un’attrice, una cantante, come una che fa il tutto esaurito ai concerti a West West End e Broadway. Voglio essere ricordata per essere stata semplicemente… me stessa.
Ma sopratutto ho questo sogno di diventare molto famosa. Di poter lavorare su un palco. E’ il sogno di una vita. Voglio che le persone ascoltino la mia voce e si dimentichino dei propri guai anche solo per cinque minuti.
Direi che la mia vita scolastica e le mie note scolastiche sono piene di “potrebbe fare di meglio” e “non lavora al suo massimo potenziale”. Voglio andare da qualche parte dove posso essere portata al massimo dei miei limiti e forse anche oltre. Voglio poter cantare durante le lezioni senza sentirmi dire di dover stare zitta (sempre che siano lezioni di canto).
In queste foto potete leggere gli estratti originali scritti a mano da Amy nella sua lettera di presentazione alla Sylvia Young Theatre School
Alex racconta dell’infanzia con sua sorella, di quando da piccoli giocavano e litigavano e lei era sempre la più forte, quella che la spuntava sempre su tutti. Raccolte in una vecchia valigia vintage, le foto di famiglia tenute come un tesoro prezioso insieme ai suoi quaderni. Tutti rigorosamente con Snoopy in copertina. Amy andava pazza per Snoopy.
Il “pallino” di Amy per il vintage e gli anni ’50/’60 non era per lei solo una questione di stile musicale, ma un vero e proprio stile di vita. Dagli abiti agli oggetti da collezione, calamite, libri e ovviamente Musica
Amy in una foto scattata nella sua casa a Jeffrey’s Place davanti al frigorifero con le sue calamite vintage
Questa è la parte della mostra che più mi ha emozionata. In una teca sono esposti la sua chitarra, i suoi CD e suoi vinili preferiti. Quelli che Amy consumava giorno e notte ascoltando quella musica che tanto l’ha ispirata, quella musica grazie alla quale un giorno lei è riuscita ad ispirare il mondo con la sua. Quindi grazie Carole King, grazie al suo amato Tony Bennet, Ray Charles, Quincy Jones, Miles Davis, Geroge Michael, Frank Sinatra, etc, etc…
Questa immagine in particolare mi ha fatto commuovere: un cd fatto da Amy con la copertina scritta a mano, con tanto di cuoricini e tracklist. Propio come faccio io. Proprio come fanno tanti di noi (o per lo meno lo abbiamo fatto).
L’ho sentita di nuovo molto vicina. Il suo amore per la musica, il suo immenso, grande AMORE…
La mostra continua con i suoi abiti. Quelli di scena e quelli da tutti giorni. Che poi Amy non ne faceva questa gran differenza. Chi la segue sa che la sua stravaganza la portava a vestirsi come le pareva in ogni situazione. Nonostante fosse una vera fashion addicted, sopratutto per le scarpe, era capace di andare al supermercato con un vestito da pin-up a pois, e sul palco con shorts e maglietta. Amy in fondo, ha sempre fatto tutto di testa sua…
Alex continua il suo racconto parlando della famiglia Winehouse. Un accurato schema ci spiega l’albero genealogico di Amy. Tra tutti gli avi, anche Cinthya, la sua amata nonna. Talmente amata che Amy si fece tatuare sul braccio una sua immagine da giovane. Alex racconta che a un certo punto Amy si sentì quasi in colpa nei confronti della madre: «Mamma vuoi che mi tatui anche il tuo ritratto?», Janis le rispose: «No, tranquilla Amy, queste cose non fanno per me».
Questo invece è il vestito con il quale si esibì al Glastonbury Festival del 2008. Sicuramente non uno degli highlight della sua vita. Impressionanti infatti sono le dimensioni di questo abito (che le fu creato su misura da Luella Bartley, la sua designer preferita). Un minuscolo girovita e mezzo metro di stoffa a significare che le sue condizioni psicofisiche cominciavano ad essere veramente preoccupanti, nonostante fosse al top del successo.
Una carrellata dei suoi successi ci accompagna verso la fine della mostra. La sua memorabile copertina su Rolling Stones, uno dei Grammy Award vinti, questo in particolare ricevuto nel 2011 per il duetto con con il suo idolo Tony Bennet.
Amy se ne era già andata. Sono certa che sarebbe stato un grande momento per la sua vita personale, più che per quella professionale.
Questa invece è la collezione dei suoi pass
E ancora una mappa degli hotspots di Amy a Londra
La mostra si conclude con uno schermo dove passano immagini e video di vari momenti della sua carriera. Tutto il muro intorno è circondato di post-it con pensieri che fans da tutto il mondo le hanno voluto lasciare
Eccone alcuni:
Avete tempo fino a Settembre 2017 per poterla visitare. Vi consiglio di farlo anche perché, nel tempo, la mostra sarà animata da eventi e workshop legati alla vita di Amy. Uno tra i più interessanti sarà l’incontro con Henry Hate, il suo tatuatore personale, previsto per il 14 Settembre.
Cliccate sulla foto qui sotto per scaricare il pdf con il calendario degli eventi in programma
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