PISCOLOGIA

Il cambiamento è necessario. Il cambiamento è l’unica costante della nostra vita

Da un po’ di tempo assisto ad un curioso trend nel blogging: l’esortazione al cambiamento.
Complice io stessa di questo filone, mi capita di leggere titoli del genere “cambia la tua vita in cinque mosse”, “riprendi il tuo destino in sei step”, “dieci azioni per diventare padrone della tua vita”.
Ovviamente il titolo acchiappa visualizzazioni ha il suo effetto anche su di me, che puntualmente apro il post per leggere se posseggo tutte le qualità per affrontare il cambiamento!
Biologicamente cambiamo di continuo. Cellule ematiche, epiteliali (e non fatemene dire altre che sono già in difficoltà) si rinnovano con ritmi precisi.
Culturalmente siamo in evoluzione. I passi avanti tecnologici sono talmente rapidi da richiedere aggiornamenti costanti. La comunicazione non riesce a star dietro alle infinite revisioni e persino regole e leggi, che sembra stiano lì, monolitiche a contenerci, alla fine cambiano il loro margini per stare dietro al progresso.

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Ma ciascuno di noi, come cambia?

Ve lo racconto io: siete comodi?
Tutto inizia, generalmente, con una temperata sensazione di insoddisfazione.
Giorni che si susseguono sempre uguali, senza un guizzo, una novità. La sensazione di annoiarsi mista ad apatia. Sembra che ogni cosa proceda come debba ma, in effetti, non vi sentite coinvolti in ciò che fate o sentite che quella situazione non vi appartiene più.
Quella sensazione da occasionale diventa un sottofondo costante che non potete ignorare ma che non sentite così fastidiosa da richiedere un provvedimento.
Chi vi sta accanto, a quel punto, inizia a chiedere cosa abbiate e, generalmente, a quel punto, si litiga con chi (partner, amica, genitore, persino il cucciolo di casa) vi vede trascinarvi come zombie senza capire il perché.

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Hai voglia a dire che non lo sapete neanche voi cosa avete!

La difficoltà di questo stato è che sembrano mancare parole per raccontarlo.
Perché cambiare succede. Non sempre si sceglie.

Cambiare vuol dire non essere più se stessi?

Come si fa a restare fedeli ad un progetto, una scelta di vita, alla promessa di un sentimento?
Personalmente mi commuovo per la solidità con cui gli innamorati si giurano “per sempre”. Non perché perennemente in trattativa sentimentale (penserete voi) ma perché se è già controversa la relazione con i miei capelli (ho cambiato taglio più volte di Katy Perry), come posso garantire oggi che amerò per sempre qualcuno? (E, soprattutto: come farà qualcuno a volere giurare di prendersi cura di un camaleonte come me?)
Dal mio osservatorio privilegiato (la scrivania da psicoterapeuta), mi capita di sentire raccontare il cambiamento in termini “negativi”: imputando a qualcuno l’essere cambiato.
A volte si modificano gli obiettivi professionali, altre volte quelli esistenziali. Spesso il cambiamento è lento e dà, a chi è accanto, la possibilità di muoversi e di crescere insieme. Mentre altre volte questa evoluzione è percepita come uno strappo specie se il partner “muta” nella relazione, senza aver dato segnali di questo complicato proposito.
La persona che non si muove in maniera sintonica con la danza dell’altro resta distante, immobile e sofferente, agli occhi di chi sente qualcosa di diverso.

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E, se ci riflettiamo, per alcuni questa sola discrepanza è sufficiente per arrestare ogni spinta. Perché a nessuno piace sentirsi “il cattivo” della situazione. Meglio moderatamente insoddisfatti che interamente farabutti.

Con rigore scientifico voglio riferirmi a Grey’s Anatomy (serie che mi ossessiona) in cui ripetono come un mantra che il cambiamento è l’unica costante della nostra vita.

Quindi come una scelta appassionata o ragionata diventa, col passare del tempo, meno luminosa rispetto al momento in cui l’avete presa?
Bisognerebbe iniziare con il riconoscere che pur rimanendo fedeli a se stessi, nel tempo ci si evolve. Si cambiano preferenze, attività. Si cambia modo di vestire, taglio di capelli. Si alternano relazioni più o meno produttive ed esperienze che diventano bagaglio e ci rendono più “carichi” ed inevitabilmente diversi.

Si cresce!

E credere che questo non succeda è come pensare di fare un viaggio comprando solo il biglietto del treno.

Cambiare è, dunque, un imperativo biologico e temperamentale dal quale non possiamo sottrarci. Allora come mai quando lo stile, il gusto, le opportunità ci cambiano, sembra quasi di venir meno ad un tacito accordo con l’identità?

Cosa ci blocca, quando riconosciamo di non essere in grado di muoverci?

No, non vi darò “le sette più efficaci strategie per cambiare vita”ma vi racconterò cosa ci trattiene dal farlo, nella prossima “puntata”.


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1 comment

  1. grazie per aver spiegato con leggerezza, la dinamica che si viene a creare quando si è in fase di cambiamento

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